News

CERIMONIA DI PREMIAZIONE DELLA 33° EDIZIONE

lunedì, 9 Dicembre 2019

A primavera inoltrata, come sempre negli ultimi anni, si svolgerà la cerimonia di premiazione della 33° edizione del Premio Calvino. Saremo al Circolo dei lettori di Torino mercoledì 27 maggio, a partire dalle 17.30. Presenteremo i finalisti e ascolteremo la loro voce, sentiremo i giurati che avranno scelto vincitori e menzionati. E poi si parlerà ancora durante il rinfresco che è anch’esso un momento importante della giornata: è insieme una festa e un momento d’incontro tra concorrenti e lettori, tra editor e finalisti, tra giurati ed esordienti, insomma di tutti con tutti… E ci sarà qualche novità, come sempre.

Al momento stiamo lavorando alacremente alla lettura degli 889 manoscritti in gara (per ciascuno, come sapete, redigiamo una scheda ampia e articolata) per arrivare alla rosa finale dei testi che verrà passata alla giuria esterna, i cui nomi verranno resi pubblici il prossimo gennaio. A quel punto la palla passerà di campo e noi, come i concorrenti, attenderemo con ansia il verdetto finale.

Il Premio Italo Calvino è sostenuto da Fondazione CRT, con il patrocinio di Regione Piemonte, Città Metropolitana di Torino e Città di Torino.
In collaborazione con Circolo dei lettori di Torino, L’Indice dei Libri del Mese e Salone Internazionale del Libro di Torino.

IL ROMANZO TORNA IN FABBRICA
Industria, lavoro, precarietà nella narrativa di oggi

mercoledì, 4 Dicembre 2019

Giovedì 5 dicembre alle 18.30 al Polo del ‘900 di Torino il Premio Calvino organizza un incontro con molti ospiti in collaborazione con il Premio Biella Letteratura e Industria, ISMEL e Unione Culturale Franco Antonicelli.

IL ROMANZO TORNA IN FABBRICA
Industria, lavoro, precarietà nella narrativa di oggi

con gli scrittori Antonio G. Bortoluzzi (Come si fanno le cose, Marsilio), Maurizio Gazzarri (I ragazzi che scalarono il futuro, Edizioni Ets), Eugenio Raspi (Inox; Tuttofumo, Baldini+Castoldi), Stefano Valenti (La fabbrica del panico, Giangiacomo Feltrinelli Editore)
interventi di Giuseppe Lupo e Claudio Panella
modera Riccardo Staglianò
letture di Chiara Bongiovanni

Dopo l’epoca d’oro della letteratura industriale ‒ un paio di titoli per tutti, Donnarumma all’assalto di Ottiero Ottieri (1959) e Memoriale di Paolo Volponi (1962) ‒ e dopo il memorabile Vogliamo tutto di Nanni Balestrini (1972), monumento all’operaio massa, abbiamo assistito a una sorta di silenzio sul tema fabbrica e lavoro, che ha cominciato a infrangersi solo all’inizio del terzo millennio con le straordinarie irruzioni di Ermanno Rea nell’Ilva di Napoli e di Alessandro Portelli nelle acciaierie di Terni. Ma con gli ultimi anni sta tornando in scena con forza una nuova narrativa industriale nella cifra del disincanto e della disillusione.

Leggi le recensioni sull’Indice dei libri del mese: Come si fanno le cose di Antonio G. Bortoluzzi , I ragazzi che scalarono il futuro di Maurizio Gazzarri, Inox e Tuttofumo di Eugenio Raspi e La fabbrica del panico di Stefano Valenti.

900 meno 11

giovedì, 28 Novembre 2019

Dalla carica dei 600 tra XXV e XXX edizione siamo arrivati agli 889 manoscritti di quest’anno. Peccato non aver raggiunto la bella cifra tonda di 900!

     Ma siamo ugualmente felici. Perché ciò ci conforta nel nostro metodo e nelle nostre scelte e, soprattutto, significa fiducia in noi da parte di chi esordisce nella scrittura. E da parte nostra cercheremo sempre più di meritarcela, anche con nuove iniziative e arricchendo il nostro sito.

    Ringraziamo tutti quelli che ci hanno affidato i loro testi permettendoci così di continuare nel nostro lavoro: li stiamo leggendo con attenzione e come sempre, all’inizio dell’estate, ciascuno riceverà la sua scheda. Ma nel frattempo capiteranno tante altre cose…

FINALISTI IN DIRITTURA DI ARRIVO (E NON SOLO…)

mercoledì, 11 Settembre 2019

Anche quest’anno possiamo dirci soddisfatti. Il Premio Calvino vede una sempre crescente partecipazione ed è con piacere quindi che annunciamo che ben otto finalisti su otto della XXXII edizione (2019) hanno trovato un editore:


Carmela Barbarino pubblicherà La dragunera con Il Saggiatore

Francesco Bolognesi pubblicherà L’ultima partita con 66thand2nd

Stefano Etzi pubblicherà Tante piccole cose con Dalia

Daniela Gambaro pubblicherà Dieci storie quasi vere con Nutrimenti

Cristina Gregorin pubblicherà L’ultima testimone con Garzanti

Sergio La Chiusa pubblicherà I Pellicani con Miraggi

Laura Lanza pubblicherà Ciccina con Guanda-Astoria

Gennaro Serio pubblicherà L’attività letteraria a Gibilterra nel secolo XXI con L’Orma

Ringraziamo tutti i giurati, i lettori, gli editor e gli agenti letterari che si sono impegnati insieme a noi, e che contribuiscono a rendere il Premio Calvino un reale punto di riferimento per gli scrittori esordienti.

Inoltre, troveremo in libreria nei prossimi mesi l’esordio di due finalisti della XXVIII edizione:

Veronica Galletta, Le isole di Norman, Gaffi

Federico Muzzu, Condizioni di frattura col titolo Invece che uno, Arkadia

Nel corso del 2019 molti finalisti degli ultimi anni hanno proseguito nel loro percorso, pubblicando con alcuni dei più importanti e interessanti marchi editoriali.

Simona Baldelli, Vicolo dell’Immaginario, Sellerio (finalista XXV ed.)

Antonio G. Bortoluzzi, Come si fanno le cose, Marsilio (finalista XXI e XXIII ed.)

Riccardo Gazzaniga, Colpo su colpo, Rizzoli (vincitore XXV ed.)

Eugenio Giudici, Il sarto di Crema, Castelvecchi (finalista XXV ed.)

Giovanni Greco, L’evidenza, Castelvecchi (vincitore XXIV ed.) e la nuova edizione di L’ultima madre (Nutrimenti)

Giovanni Montanaro, Le ultime lezioni, Feltrinelli (finalista XIX ed.)

Eugenio Raspi, Tuttofumo, Baldini+Castoldi (finalista XXIX ed.)

Simona Rondolini, Gli alberi strani, Elliot (finalista XXVI ed.)

Samuela Salvotti, Senza sensi di colpa, Castelvecchi (vincitore IX ed.)

Giacomo Verri, Un altro candore, Nutrimenti (finalista XXIV ed.)

Pierpaolo Vettori, La notte dei bambini cometa, Bompiani (nuova edizione, finalista XXIII e XXIV ed.)

Infine, concludiamo con il debutto di alcuni autori segnalati dal Comitato di Lettura:

Alberto Albertini, La classe avversa, Hacca (testo segnalato nella XXXI e XXXII ed. col titolo Non è più il mio circo)

Daniele Antonietti, Nerd, Besa Muci (testo segnalato nella XXXI ed.)

Gianluigi Bruni, Luce del Nord, Rubbettino (testo segnalato nella XXXII ed.)

Piergianni Curti, Quando i padri camminavano nel vuoto, Miraggi (autore segnalato nella XXIX ed.)

Michela Fregona, La classe degli altri, Apogeo Editore (testo segnalato nella XXIX edizione)

Federico Longo, Il futuro era ieri, Ensemble (autore segnalato nella XXVII ed. con il testo Tutte le strade, La Tana del bianconiglio) e A ruota libera. Diario di un ciclista urbano, Ultra

Alfredo Palomba, Teorie della comprensione profonda delle cose, Wojtek (testo segnalato nella XXX ed.)

Verde & Oriani, Tutta la vita dietro un dito, Salani (testo segnalato nella XXXI ed.)

Elia Zordan, Quattro passi, un respiro, Biplane edizioni (testo segnalato nella XXXII ed.)

Le Opere Segnalate dal Comitato di lettura della XXXII edizione

venerdì, 5 Luglio 2019

Alberto ALBERTINI (1966), Non è più il mio circo

→ “per la rinnovata stesura del romanzo in cui si declinano le conflittuali aspirazioni manageriali e letterarie del protagonista sullo sfondo delle modificazioni avvenute nel mondo aziendale”

Bruno ALESSANDRO (1959), Titerama

→ “per l’efficace commistione di azione e complessità scientifica in una vicenda che da oggi si proietta in un futuro non troppo lontano, tra lotte di potere, astrofisica e spiritualità tibetana”

Giorgio BALDISSERRI (1961), Orient

→ “per la perfetta antropologia di una cooperativa di tipografi emiliani tra anni Settanta e inizio del nuovo millennio, scritta con lingua di precisione chirurgica, tutta cose, spruzzata di misurate e ironiche accensioni”

Silvia BRIZIO (1953), Non sei tu  

→ “per il tentativo di scavare con lingua serrata nell’illusione di tanti genitori odierni di aver creato un privilegiato rapporto di comprensione con i propri figli, che invece sfuggono, e talora con scelte estreme”

Gianluigi BRUNI (1954), Luce del Nord  

→ “per l’abilità descrittiva e l’autentica partecipazione con cui si rappresenta un microcosmo romano di inutili al mondo, a ciascuno dei quali si sa dare voce propria, non senza notevoli rese espressive”

Pietro CAZZANIGA (1973), Gli ultimi giorni del capitano Parat 

→ “per la levità di tocco nel tratteggiare un episodio d’invenzione, dalle soffuse venature esistenziali, ai tempi della persecuzione dei valdesi nelle valli del Piemonte per mano delle truppe del re Sole”

Silvana L. CONVERTINI (1963), Istruzioni per il sosia

→ “per l’inventività dell’escamotage narrativo ‒ un uomo stanco e disilluso prima di abbandonare la famiglia progetta di individuare un proprio sostituto ‒ e per la ricchezza dell’analisi psicologica che lo innerva”

Andrea FONTANA (1974), Il soccorritore

→ “per la sottilmente ambigua anatomia di un miracolo dall’incerta consistenza e dei suoi riverberi sull’esistenza di un laico”    

Loretta FRANCESCHIN (1951), Bella e di lunghi capelli 

→ “per la grande finezza psicologica e di scrittura e per l’intensità con cui si rievoca l’evento di un suicidio adolescenziale in una costellazione famigliare di media borghesia virtuosa”

Alessandra GUARNERO (1968), Un uomo pericoloso (G. R. Lanza: alla ricerca di un artista)  

→ “per la scrittura sobria e precisa e per l’acribia analitica con cui si indaga su un artista finito nella deriva della memoria, del quale rimangono sparsi ricordi, documenti ed oggetti”

Ciro LENTI (1963), Il volo della talpa   

 → “per la vivezza di lingua, la godibilità e l’originalità di una costruzione narrativa in cui il protagonista incompetente della vita diventerà ironicamente uno che dei fallimenti degli altri riuscirà a vivere”

Flavio MENARDI NOGUERA (1953), Narbona  

→ “per la scrittura calibrata, soffusa di contenuta malinconia, con cui si sviluppa il tema dell’abbandono degli antichi borghi, in un susseguirsi di episodi inanellati a formare un eccellente quadro d’insieme”

Pierpaolo MOSCATELLO (1995), Così piccolo da scomparire

→ “per l’umanità e la capacità immaginativa che pervade una delicata trama di amicizia tra un ragazzo obeso e una ragazza senza voce, in un’atmosfera fuori del tempo dalle sfumature surreali”  

Enrico RENZI (1969), La tomba Pascucci  

→ “per l’energia affabulatoria e di lingua con cui si affresca la rocambolesca storia ‒ una sorta di epica in chiave minore ‒ dei fratelli Pascucci, tombaroli di vecchia tradizione nella misteriosa terra etrusca”

Roberto RISSO (1978), L’ultima torre

→ “per la rara capacità visionaria e la precisione di scrittura con cui si descrivono la difficile e drammatica sopravvivenza in una Torino postuma, devastata ormai senza remissione, e i suoi variegati protagonisti”

Carlo RUSSO (1956), La trovatura del Santuario della Beata Vergine Addolorata

→ “per il passo disteso, la cifra umoristica e l’incanto con cui si racconta un paradossale episodio di devozione e di micropotere nell’eterna provincia siciliana”

Nicoletta SALOMON (1967), Tredici anni  

→ “per la nitidezza di scrittura con cui si dà voce alla prospettiva sulla vita, alle emozioni e agli affetti di una giovanissima adolescente”                     

Claudio UGUCCIONI (1959), La verità sospesa  

→ “per l’avvincente talento e la competenza con cui si dipana una vicenda, dalle tinte gialle, in cui il glorioso passato scientifico gesuitico riemerge con forza nel presente”

Ruben TRASATTI (1992), I figli degli ignoti

→ “per il tentativo, pur ancora acerbo, di fondere in un’ossessiva visuale ‒ sulla campitura di un futuribile e impietoso conflitto planetario e di un universo ormai fuori sesto ‒ il tema identitario e il tema della morte” 

Roberto ZAMBON (1985), Vero cuoio   

→ “per l’efficace mimesi con cui vi si raffigura il mondo del rugby con i suoi riti e i suoi miti, con le sue pratiche e i suoi diversi tipi umani e con la sua estrema rudezza di linguaggio”

Si segnalano poi i racconti

Amour di Loris RIGHETTO (1979)

→ “per il singolare triangolo tra un adolescente, una pornodiva virtuale e una commessa, schizzato da una enigmatica voce narrante nella cornice di un sex shop”

L’alternativa del cavaliere di Alberto GENOVESE (1955)

→ “per la qualità linguistica, l’ironia maliziosa e la vaga malinconia con cui si indaga sull’origine del detto siciliano o futtiri o vasari