Premio Italo Calvino 2019-2020
Le iscrizioni alla XXXIII Edizione sono chiuse.
Leggi il Bando ->lunedì, 3 Giugno 2019
Le iscrizioni alla XXXIII Edizione sono chiuse.
Leggi il Bando ->martedì, 28 Maggio 2019
Torino, 28 maggio 2019
32a EDIZIONE – COMUNICATO DELLA GIURIA
La Giuria decide di assegnare il Premio a L’attività letteraria a Gibilterra nel secolo XXI di Gennaro Serio per il coraggioso esperimento metaletterario condotto nel testo con lingua poliedrica, sulla scia dei modelli cosmopoliti di Vila-Matas e Bolaño. Un giallo sofisticato dal gusto ironico e parodistico che vede i protagonisti in viaggio per l’Europa dei luoghi di culto della scrittura terminando nella Gibilterra dell’immortale Molly Bloom.
Una menzione speciale della Giuria va a L’ultima testimone di Cristina Gregorin per la capacità di affrontare in modo obiettivo ed empatico la scabrosa pagina della storia italiana che ha per protagoniste Trieste e l’Istria fra guerra e dopoguerra, tra conflitti etnici e politici in un complesso quadro internazionale. L’agire ambiguo dei personaggi gioca a favore della trama e della suspense ponendo in risalto il tema della moralità dell’azione.
Una seconda menzione speciale della Giuria va a Dieci storie quasi vere di Daniela Gambaro, una raccolta di racconti che ha come filo rosso il femminile nei suoi aspetti di oscurità, di mancanza, di desiderio, particolarmente incentrata sul tema della maternità variamente declinato e delineato. Punto di forza del testo una scrittura consapevole, attenta al dettaglio e rivelativa di un buon controllo sui meccanismi emotivi e narrativi.
La Giuria:
Peppe Fiore
Giuseppe Lupo
Rossella Milone
Davide Orecchio
Sandra Petrignani
La Menzione Speciale Treccani 2019 è stata attribuita al romanzo
I Pellicani di Sergio La Chiusa.
Motivazione
I Pellicani accoglie all’interno di un testo agile e compatto e per mezzo di una scrittura piana e puntuale in perenne equilibrio tra analisi e ironia, gli stilemi del contemporaneo e li fa suoi in maniera assolutamente originale. La lingua avvolge con sapienza una dinamica post metropolitana, in cui solitudine, angoscia e tensione divengono i colori esatti di una scrittura consapevole che agendo in levare delinea i contorni di un’emotività singolare e al tempo stesso plurale.
XXXII EDIZIONE
Il Direttivo del Premio Italo Calvino assegna una Menzione speciale a Sildenepro, il fantasista ribelle di Roberto Peretto, testo che, con scrittura impervia e drammaticamente emotiva, riscrive, in chiave privata, la storia sociale e antropologica italiana dell’ultimo cinquantennio, rivelando un’intelligenza agguerrita e implacabile, innestata su un sentire profondamente umano e solidale. Con tale riconoscimento si vuole anche segnalare l’ostinato impegno ‒ senza compromessi ‒ dell’autore nella scrittura.
martedì, 21 Maggio 2019
Su Cattedrale è staato pubblicato il racconto vincitore del concorso “Ogni desiderio”:
Claudio Lagomarsini, In virtù di un cavillo
Lo trovate al link:
Buona lettura.
martedì, 21 Maggio 2019
NELLA SERA D’INVERNO
Dietro i vetri, nella sera d’inverno, probabilmente noi rimarremo muti,
io perdendomi nelle favole morte, tu in altre cure a me ignote.
Dino Buzzati
Agnese ha la gonna raccolta nel pugno, il secchio stretto contro il fianco. Nel secchio, giuggiole verdi e rossastre.
Si lascia alle spalle il frutteto, attraversa il giardino all’italiana, prende il sentiero ombroso che porta alla villa. Quando si accorge dell’ospite apre la mano, la gonna le ricade sulle caviglie. Fruga nel secchio.
«Buonasera! Vuole assaggiare?» esclama. Tende la mano. L’ospite batte i tacchi, poi si piega verso di lei, intercetta un raggio di sole. Lei ammutolisce.
Il suo sguardo si impiglia nelle piccole cose: il frustino appeso al polso, un bottone dorato, il colletto aperto, la gola nuda, il battito lieve di una vena.Il maggiore Francesco Baracca guarda la giuggiola, la prende tra pollice e indice, la chiude nel pugno. Il guanto di cuoio manda un gemito.
È la tarda estate del 1917.
LA GIOSTRA
Ogni desiderio appartiene a un dio primigenio che si fa beffe degli uomini che si fa beffe di me. Tiro uno sputo nel secchio, e se lo becco, esprimo un desiderio. Un desiderio non si dice. Lancio un nocciolo di oliva nel secchio e, se lo becco, esprimo un desiderio. Ogni desiderio è un segreto. Se lo dici non s’avvera. Uso un torsolo di mela, un giornale accartocciato, all’occorrenza anche una lattina. Lungo il tragitto per andare al lavoro conosco la collocazione di tutti i secchi della spazzatura angolo per angolo, strada per strada. Interrogo i cassonetti come fossero sfere di cristallo. Se faccio centro, avverto un brivido che getta luce sul mio futuro. Annoto sempre i risultati sul mio taccuino e a fine mese costruisco un grafico.
Mi concedo solo tre lanci per il responso. Tre canestri: giornata buona. Due canestri: così così. Un canestro: fare attenzione. Zero canestri: pericolo.
L’ultima settimana di febbraio non avevo azzeccato un tiro. Sette giorni su sette: pericolo.
IL CIMITERO DI VILLA CEREZA
Il dottor Antonio da Silva si tolse gli occhiali, fece un’orecchia sulla pagina alla quale era arrivato e chiuse Il moto perpetuo. Guardò la tavola imbandita: era il servizio comprato in Olanda, doveva ancora avere i certificati di garanzia nel cassetto alto dello scrittoio. Se ci fosse ancora uno scrittoio, non ne aveva idea. Aveva lasciato Amsterdam nel novecentotrentotto e non era più tornato. Quando si decise per l’Argentina volle portarsi tutto dietro. L’orologio segnava le dieci e un quarto, decise che era ora: prese un lembo della tovaglia e lo spinse verso il centro della tavola; quindi fece lo stesso con gli altri tre lembi. Li strinse in pugno e salì in piedi sulla seggiola. La tovaglia si gonfiò fino a formare un fagotto e piatti e bicchieri si accumularono rumorosamente sul fondo. Il braccio si tese, diede uno strattone e il fagotto imprigionò le stoviglie. Infine, con una rotazione del busto se lo mise in spalla e allungò il piede nel vuoto.
NOCCIOLINE
Stavo per scolare la pasta quando sul telefono è comparso un numero sconosciuto. Non sapevo chi cavolo chiamasse a quell’ora. Per un attimo ho creduto che fosse Fabio, ma se n’è andato. Di questo è stato chiaro. Ha ficcato le sue cose in un borsone e tanti saluti. S’è portato via pure le lamette nuove e un tubo di dentifricio. Alex mi chiede dov’è suo padre, e ogni volta gli rispondo con una bugia diversa.
Ho asciugato le mani sui jeans e ho preso il telefono. «Sta cercando ancora?», ha detto la voce alla cornetta.
Era una donna. Ho trattenuto la delusione in bocca.
«Mi sente?».
Ho risposto di sì.
«Allora cerca?».
Accidenti, certo che cercavo ancora. Manco avevo iniziato a fare i colloqui.
Quella s’è messa a raccontarmi che ha accudito bambini dai tre ai sei anni, e che ha ottime referenze. Io volevo solo chiudere la chiamata, e scolare la pasta.
«Può venire domani», l’ho buttata là.
D’un tratto la sua voce s’è fatta seria. «Deve sapere una cosa», ha fatto una pausa. «Sono nera».
EX NOVO
Una donna di classe: ho espletato tutte le procedure per potermi definire così. Al ristorante non mi getto sul cestino del pane, detesto le borse dai manici in plastica, i miei capelli non sono tinti, sono tonalizzati: sono più sottili e numerosi di quando ero un uomo, e il mio parrucchiere insiste per dei riflessi rossi che – credo – mi stanno piuttosto bene. Dico “credo” perché da tempo non ho più una visione d’insieme del mio viso. La mia faccia negli anni è stata tante cose, ma soprattutto è stata un campo di battaglia: aborrita, violata e infine mondata, resa conforme all’ingenua fede nel concetto di decenza. Ogni centimetro di questo viso mi è costato a tal punto (in termini sia personali che economici; e non sono mai stata una persona avara) da essere un microcosmo compiuto. Tra naso e bocca c’è la stessa distanza che tra Melbourne e il Camerun. La mia fronte, spaziosa il giusto, in realtà è atterrata senza far rumore da un pianeta lontano. L’avresti mai detto?
UN BACIO
Slacciava spaghi e fettucce come avrebbe saputo fare con i cordini dei corpetti. Quel modo di sciogliere i nodi, di sfilare i nastri, quasi le turbava. Erano pensieri sconosciuti, che si mostravano con un tremito. E dopo, quando la carta velina cadeva sul tavolo, incominciavano a venir fuori lenzuola, asciugamani, federe. Sembravano volare. Fino a quando Stefano Trabucco, commerciante ambulante di corredi da sposa, non li appoggiava sul braccio. Voli brevi, come l’ala di un angelo. Era per via delle mani: lunghe e curate che sembrano fatte per suonare. Anche la sua voce era diversa, sapeva di musica lontana, quando parlava di mussolina, pelle d’uovo, lino. Tutto era così bianco, con qualche sfumatura crema e avorio. “Dio come sono belle le lenzuola”, pensavano le donne sedute intorno al tavolo con le gambe incrociate che spingevano sotto la sedia. Ma qualcuna in cuor suo diceva: “Dio quant’è bello lui”. Frasi così andavano zittite subito. Dovevano comprare lenzuola per il matrimonio. E scacciare i pensieri che sapevano di peccato.
NOI SIAMO IL VILLAGGIO IN CAMMINO
Ho sabbia nelle narici, nelle orecchie, sotto le unghie. Penso di avere sabbia anche nei polmoni e forse continuerò a sognare ogni notte il deserto e a svegliarmi per sempre in un letto di sabbia, con una duna per cuscino e le ossa che urlano dal freddo.
Mio fratello Germain, ci sei anche tu qui alle soglie d’Europa?
A Bruxelles! A Bruxelles!
Sono una freccia lanciata sul pelo dell’acqua e non mi guardo indietro, fratello.
Siamo in tanti, troppi. Le nostre facce nere nella notte nera sono solo altre porzioni di buio. La luce ci dissolverà all’alba. Preghiere e pianti di infanti, i ragazzi che chiamano maman sottovoce, tutto galleggia, o sprofonda.
Questa è la notte, Germain. Aspettiamo solo il tramonto per imbarcarci.
Il Mediterraneo è immobile e calmo come il cuore dell’uomo saggio, e adesso che sono alla fine di tutto, di questo sogno diventato incubo che chiamiamo Africa, e casa, sento che potrei trasformarmi in un cespuglio e lasciare che il vento mi passi attraverso senza portarmi via.
DI LÀ DAL MURO
Tommaso sapeva che i soldati austriaci erano schierati dall’altro lato del muro. Era forse l’unico sopravvissuto del suo battaglione e da ore e ore se ne stava immobile con la schiena appoggiata al solo muro rimasto in piedi di tutto il villaggio. Intorno a lui solo macerie, teste dilaniate e braccia senza vita che affioravano dalle montagne di calcinacci. Il sangue continuava a colare in terra, goccia dopo goccia, come se non dovesse fermarsi mai. Ogni tanto Tommaso sentiva delle voci di là dal muro, parole straniere che gli sembravano tutte uguali. Se ne stava lì, immobile, ad ascoltare il suo respiro. Non poteva muoversi, né tantomeno sporgersi da quel muro. Poteva solo aspettare, ancora.
Il sole cominciava a tramontare e i tenui raggi rossastri illuminavano ciò che rimaneva del paese mutilato. Vorrei dell’acqua, pensava tra sé e sé. Mi basterebbe un sorso d’acqua, anche solo un sorso, per bagnarmi la gola…
LA TRANSESSUALIZZAZIONE FORZATA DI GUGLIELMO SPUTACCHIERA
(ovvero, Come imparai a non preoccuparmi e ad essere Pamela Anderson)
La donna-oggetto creata da sarti, acconciatori ecc., che ha come caratteristica il turgore delle forme (seni eretti, glutei sodi e così via), altro non è se non un fallo travestito da donna, o meglio una donna travestita da fallo.
Mario Mieli, Elementi di critica omosessuale
Una mattina di palta, Guglielmo Sputacchiera si svegliò col muso mollemente adagiato in un bel paio di tette: le sue. In cinque ore di sonno inquieto, gli erano sbocciate due zucche mammarie, obese e tese, identiche a quelle del suo oggetto del desiderio: la bagnina canotto Pamela Anderson. Ora non solo le possedeva, ma loro possedevano lui, in un tutt’uno simbiotico.
Da buon impiegato reificato, il suo primo pensiero non andò alle tette in sé, ma all’accoglienza che queste avrebbero ricevuto in ufficio, soprattutto dal Megacapo e dalla collegaglia. Fosse stato più coraggioso, o più veterocomunista, se ne sarebbe rimasto a casa, a sgonfiarsi i materassini, saltandoci sopra. Ma per un impiegato reificato come lui l’apparizione delle tette non era una ragione sufficiente per saltare un giorno di lavoro, anche perché, avendo un contratto capestro che scadeva ogni mezz’ora, se non si fosse presentato in ufficio alle otto, lo avrebbero cacciato, e sostituito con un robot, o con una pianta di cactus.
giovedì, 16 Maggio 2019
Il Comitato di Lettura del Premio Italo Calvino ha scelto, tra i 724 manoscritti partecipanti al bando, le opere finaliste da sottoporre al giudizio della Giuria della XXXII edizione, composta da Peppe Fiore, Giuseppe Lupo, Rossella Milone, Davide Orecchio, Sandra Petrignani.
Gli otto testi tra i quali i Giurati decreteranno il vincitore e le menzioni speciali sono:
La dragunera di Carmela Barbarino
L’ultima partita di Francesco Bolognesi
Tante piccole cose di Stefano Etzi
Dieci storie quasi vere di Daniela Gambaro
L’ultima testimone di Cristina Gregorin
I Pellicani di Sergio La Chiusa
Ciccina di Laura Lanza
L’attività letteraria a Gibilterra nel secolo XXI di Gennaro Serio
Verranno inoltre assegnate due altre menzioni: una “speciale menzione Treccani”, che l’Istituto della Enciclopedia Italiana attribuirà a un’opera che si distingua per originalità linguistica e creatività espressiva, e una “speciale menzione del Direttivo”, che il Direttivo del Premio Italo Calvino (composto da Franca Cavagnoli, Anna Chiarloni, Mario Marchetti, Laura Mollea, Carla Sacchi) attribuirà a un’opera particolarmente meritevole sotto il profilo sperimentale.
La Cerimonia di Premiazione si svolgerà, alla presenza dei Giurati, martedì 28 maggio 2019 al Circolo dei lettori di Torino, a partire dalle ore 17.30.
lunedì, 29 Aprile 2019
Il racconto vincitore del concorso “Ogni desiderio” è In virtù di un cavillo di Claudio Lagomarsini. Potete leggerlo integralmente su Cattedrale.
Nella sezione Assaggi e critiche del nostro sito, potete invece leggere gli incipit degli altri nove racconti finalisti:
Leggi gli incipit ->venerdì, 19 Aprile 2019
Ringraziamo tutti i 1065 partecipanti, un numero per noi inaspettato. Siamo felici del successo dell’iniziativa anche per la buona qualità media dei pezzi ricevuti. E adesso attendiamo i racconti completi dei 25 eletti, cinque più del previsto!
INCIPIT SELEZIONATI:
Sonia AGGIO
Giulio BARICCI
Sauro BARTOLOZZI
Francesca COLAO
Francesco COZZOLINO
Gualtiero FERGNANI
Marco FLORIDIA
Valeria GARGIULLO
Carmen GAROFALO
Enrico GRAGLIA
Claudio LAGOMARSINI
Alice LUCCI
Mariachiara LOBEFARO
Marilena LUCENTE
Claudio MAGLIULO
Giovanni Luca MOLINARI
Lorenzo MOSCARDINI
Raffaele NOTARO
Nicola NUCCI
Federica PATERA
Alberto RAVASIO
Francesco SPREAFICO
Moira STEFINI
Giovanni VERGINEO
Francesco ZANI
domenica, 17 Marzo 2019
a cura del Premio Italo Calvino
in collaborazione con Book Pride, Cattedrale e Salone del libro
Incontro in occasione di Book Pride (Milano, 15-17 marzo 2019): “Come sta il racconto?”, un momento di confronto sullo stato di salute del racconto nella narrativa e nell’editoria italiana oggi. Ne parlano lo scrittore Luca Doninelli, Emanuele Giammarco (Racconti edizioni) e Dario De Cristofaro (Flanerì/Effe). Modera Benedetta Centovalli.
Mario Marchetti concluderà con il lancio del call per racconti inediti con tema “Ogni desiderio”, ideato quest’anno dal Premio Calvino.
Racconto inedito di max. 12.000 battute (spazi inclusi), tema “OGNI DESIDERIO” (tema di Book Pride).
Unico requisito: l’autore non deve aver pubblicato alcuna raccolta autonoma di racconti.
Ogni autore può partecipare con un solo racconto.
Mandare la propria candidatura all’indirizzo iscrizioni@premiocalvino.it con oggetto “RACCONTI INEDITI” indicando:
Nome
Cognome
Pseudonimo (solo se strettamente necessario)
Luogo e data di nascita
Residenza
Recapiti (email e telefono)
Pubblicazioni precedenti
Allegare l’incipit del racconto con cui si intende partecipare (1.000 battute, spazi inclusi) in formato .doc, .odt o .rtf e un documento di identità.
Mandare la propria candidatura a partire dal 1° aprile ed entro e non oltre il 14 aprile 2019.
Il direttivo del Premio selezionerà, a suo insindacabile giudizio, 20 incipit e pubblicherà sul sito del Premio (www.premiocalvino.it) la lista dei selezionati in data 19 aprile. Contestualmente verrà richiesto l’invio del racconto completo, da far pervenire non oltre il 22 aprile.
Tra i 20 selezionati il direttivo sceglierà una rosa di 10 racconti finalisti. I nomi verranno pubblicati sul sito in data 29 aprile 2019.
Il racconto vincitore verrà pubblicato su Cattedrale, l’Osservatorio sul racconto, e l’autore riceverà in omaggio la partecipazione a un corso o a un seminario organizzato da Cattedrale per l’anno 2019/2020.
Ai 10 autori verrà offerta la scheda di lettura e un colloquio individuale a cura del Premio in occasione del Salone del libro (Torino, 9-13 maggio 2019) da svolgersi nella giornata di sabato 11 maggio in orario da concordare. La presenza dell’autore al Salone del libro è perciò essenziale.
L’incontro di chiusura si terrà sabato 11 maggio alle ore 18.30 presso il Salone. Interverranno Rossella Milone e Giorgio Vasta. Rossella Milone presenterà i racconti finalisti e annuncerà il vincitore. Letture di Eleni Molos.
Il Premio Calvino ha compiuto trent’anni. Abbiamo voluto festeggiare questa meta con un ricco carnet. Leggi tutto ->
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