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I TESTI SEGNALATI DAL COMITATO DI LETTURA − XXVIII EDIZIONE

martedì, 30 Giugno 2015

Ecco l’elenco dei concorrenti dell’edizione XXVIII segnalati dal comitato di lettura.

Alessandro ABBONDANDOLO (1972), CANCELLETTOTRENTUNOCANCELLETTO

     per il linguaggio scabro, impastato di gergo, con cui tratteggia la storia di quattro dannati nell’odierno hinterland napoletano

 

Marco ALBERGATI (1973), LA PIU’ BELLA ESTATE

per aver tratteggiato l’ossessione amorosa omosessuale di un anziano bibliotecario, sullo sfondo della Bologna fascista, con un linguaggio colto volutamente oscillante tra ingessature e leziosità

 

Castrenze CALANDRA (1962), NO-KIME-YASUMA

   per il sottile regesto della crisi spirituale dello sconfitto Giappone postbellico attraverso le vicende degli ultimi rampolli di una casata nobiliare

 

Francesco CAMMISA (1959), FORSE A NAPOLI TI SALVERAI

   per il disincantato e divertito senso di finis vitae aleggiante per tutta l’opera reso con stile gradevolmente inattuale

 

Virgilio CASTELLANA (1976), CASI CINICI

   per la penetrazione psicologica con cui analizza nei suoi migliori racconti, in particolare in Evirazione ebdomedaria, la complessa emozionalità dell’infanzia o della prima adolescenza

 

Saverio CATELLANI (1970), A PERDERE SEMPRE ALLA FINE CI SI STANCA

   per aver saputo dar voce con ironico garbo al senso di disillusione generato dalla stagnante palude italiana”

 

Luca CRUCIANELLI (1981), NIENTE SUCCEDE DAVVERO

   per la descrizione precisa, coinvolta e coinvolgente, del nomadismo notturno dei trentenni odierni alla ricerca di un inattingibile appagamento

 

Rossella DE MARTINO (1966), FUGA BLUES

   per lo stile sicuro e la perizia narrativa con cui ritrae esistenze caratterizzate da un profondo male di vivere

 

Adriana FERRARINI (1958), LE CANDY

   per la capacità mimetica nel rappresentare i furori adolescenziali di un gruppo di ragazze di provincia su un bello sfondo fluviale

 

Eva FRAMARINO (1944), UNA GITA IN BLU

   per la sottile sensibilità, lo stile impeccabile e la precisione con cui ricostruisce tra documentazione storica e invenzione narrativa la vita di un giusto nel cono d’ombra dell’oppressione nazifascista

 

Gabriele GROSSO (1970), VINNIE THE HOOK

   per la delicatezza della vicenda narrata che sfiora la realtà e la storia rielaborando originalmente un immaginario fumettistico e mediatico americano

 

Andrea GUANO (1948), IL TRASFERIMENTO

   per l’epica cupa e nichilistica del Pubblico Impiego cui il romanzo dà voce con scrittura sciolta e scorrevole mettendo in campo un ventaglio di storie di ordinario squallore

 

Alessio INNOCENTI (1988), DI CARTA E DI CIELO

   per l’abilità con cui, nei racconti migliori, il giovane autore affronta il tema dell’ineluttabilità del destino umano nel quadro di una letteratura insieme fantastica e di pensiero

 

Leonardo LAVACCHI (1947), LE ORE GLI ANNI

   per l’eccellente qualità dello stile con cui rappresenta la banalità dell’esistenza di un gruppo di amici senza storia

 

Luca LEONE (1970), OTTO RACCONTI IN NERO

   per l’ammirevole senso del climax e del mistero con cui la raccolta governa le vicende narrate privilegiando l’intelligenza del lettore

 

Andrea MERENDELLI (1965), CLASH TO ME. RACCONTO PUNK DI PROVINCIA

     per l’abilità di ricostruire con vena nostalgica, nel mitico filtro dei Clash, il linguaggio e le ribellioni  di una generazione del profondo Centro nello scorcio di fine millennio

 

Giovanni MORSAN (1943), IL GUARDIANO DELLE NUVOLE

   per il linguaggio avvolgente e il forte senso di religiosità ecologica con cui narra l’esperienza di due diverse e polari figure di missionari nella foresta amazzonica

 

Alessandro MUSTO (1976), VIA ARTOM

   per la scrittura e le potenzialità di una storia che vuole collegare passato e presente sullo sfondo di una periferica Torino, carica di significati simbolici

 

Roberto PERETTO (1946), CROCIFISSIONE IN BLU DI ARTISTA LONGOBARDO IN CARAIBIA

   per il carattere audacemente sperimentale di un testo che rifiuta la consensualità e il compromesso narrativo sfoggiando uno stile impervio retto con grande maestria

 

Stefano PERRICONE (1958), MARA

     per aver affrontato narrativamente, con una prosa di grande limpidezza e con un’originale caratura filosofica, il tema dell’assurdo e del nichilismo esistenziali

 

Carlo RUSSO (1956), COME UN GRANELLO DI SENAPE

   per l’immaginosa e temporalmente sospesa vicenda di miracoli calura e scarafaggi in ambientazione siciliana che tocca i temi della fede e della volubilità del senso comune

 

Giovanni TADDEI (1961), GENTACCIA

   per il tentativo di costruire un romanzo corale, antieroico e contemporaneo a partire dall’interno di personaggi comuni con l’ausilio di una scrittura schietta e plebea dalle venature toscaneggianti

  

Nunzia VOLPE (1974), CA’ ROSETTA

“per la riuscita ricostruzione di una strage nazista che rivela talento narrativo, senso del dramma e impegno civile